Massimo Ferretti
Lettere a Pier Paolo Pasolini
e altri inediti
A cura di Massimo Raffaeli
pp. 336, euro 36
Quarta
Sii
generoso, ti prego, tu che sei marxista, con la mia gioia decadente.
Per conto mio, non mi resta che augurarti nuovi linciaggi, nuovi
processi, nuovi guai: che l’ingiustizia pubblica possa
riconsegnarti, intatta, la tua «sognante vita
interiore» (Kafka) e che tu abbia il tempo per ricordare di
darmi quella sceneggiatura che mi hai promesso (perché
è proprio ora). Con allegria,
Massimo
Ferretti
Risvolto
Nonostante
i quasi quarant’anni trascorsi dalla sua pubblicazione, il
volume delle Lettere a Pier
Paolo Pasolini mantiene
tuttora, a rileggerlo, la freschezza primitiva di un carteggio (tra i
più compiuti e i più belli, oltretutto,
dell’epistolario pasoliniano) dove prende corpo
l’amicizia o anzi il vergiliato fra un autore di nativa
vocazione socratica, che ha appena attinto la sua prima
maturità, ed uno invece giovanissimo,
l’adolescente segnato dalla malattia e da
un’inquietudine perpetua come un personaggio di Thomas Mann.
Nel loro rapporto breve e persino violento, dove ognuno pare
oscuramente rivolgersi alla parte più introversa e lacerata
dell’altro, si consuma uno straziante rito di reciproca
cognizione di sé che si interrompe, deragliando, proprio nel
momento dell’effettivo e rispettivo auto-riconoscimento. Poi
entrambi vorranno prodigare a vicenda gli ossimori della amicizia
appassionata e del susseguente disamore, quando colui che aveva detto
nel ’55 al suo giovane e ignoto corrispondente «sei
un mistero davvero appassionante» (poi per contrappasso, alla
fine, «sei un fascista che vuole morire») si
sentirà ritrarre da costui come un individuo
«meravigliosamente affascinato dal solo bene del
mondo: la corruzione».
Dal Poscritto alla nuova
edizione di Massimo Raffaeli
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