Pierre Drieu La Rochelle

editori

Gilles

Postfazione dell’autore

Traduzione di Luciano Bianciardi

pp. 576, euro 28

Romanzo-romanzo, romanzo-saggio, Gilles è la narrazione in terza persona della vita di un intellettuale francese tra le due guerre, preso nel gioco spietato delle idee e delle passioni estreme entro cui si attorciglia la sua ricerca di un senso ultimo. Autobiografico romanzo della decadenza, raffinato e cinico, è la storia di un giovane che piace alle donne e ama la guerra. Di ritorno a Parigi dopo le trincee della prima guerra mondiale, egli si scontra con la morale del mondo borghese, che cerca di superare dall’interno, fino a comprendere che l’unica via d’uscita, pur nella consapevolezza della sconfitta, è la distruzione di quel mondo. Fedele alla propria figura di scrittore moralista lucido e ostinato, Drieu La Rochelle, tagliente e contraddittorio, antidemocratico e suicidario, «agente doppio» romantico e reazionario, in quello che è il suo romanzo maggiore non risparmia se stesso più della propria epoca. Così Gilles, come il suo autore, per alcuni sarà uno specchio nitidissimo, per altri deformante, mentre qualcun altro ancora, dopo averlo infranto, si taglierà con i suoi pezzi.

 

Pierre Drieu la Rochelle (Parigi, 1893 - Parigi, 1945) è stato narratore, saggista e giornalista. Egli rientra – al pari di Ezra Pound, Louis Ferdinand Céline e Ernst Jünger – fra quelle figure del ’900 la cui statura intellettuale e letteraria non può essere compromessa da un percorso biografico accidentato e controverso. Reduce della Grande Guerra, dandy e seduttore lacerato dall’imperativo della scelta e dal terrore della debolezza, in una prima fase, affascinato da tutti i movimenti rivoluzionari, cede alle sirene del Dadaismo e del Surrealismo. Negli anni Trenta prova a coniugare socialismo e fascismo (Socialismo fascista, 1934) e, con l’avvento della Seconda Guerra mondiale, aderisce alla Francia di Vichy. Il suo percorso fluttuante e irrisolto lo porterà a incrociare le maggiori figure della cultura francese – dapprima gli stessi Breton e Aragon; quindi, per volontà di Gaston Gallimard, andrà a dirigere la «Nouvelle Revue Française», permettendo in qualche modo la riapertura della casa editrice nel periodo dell’occupazione nazista. In quella fase è testimoniato il suo ruolo attivo nel salvataggio di ebrei e di intellettuali come Jean Paulhan e Sartre. All’indomani della Liberazione, braccato come collaborazionista, rifiutando anche l’aiuto di diversi amici fra cui André Malraux, si suicida con il gas, cedendo alla tentazione di tutta una vita. Fra le sue opere tradotte in italiano ricordiamo: Le memorie di Dirk Raspe (Sugar, 1968), Piccoli borghesi (Longanesi, 1969), Diario 1939-1945 (il Mulino, 1995), Fuoco fatuo (SE, 2006), Stato civile (Bietti, 2016).

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