Adolf Loos

Nudità

 

pp. 96, euro 12

 

 

 

Quarta

Io ho l’occhio del portiere. L’espressione è mia ed è liberamente adattata da «occhio del gioielliere». Il gioielliere sa distinguere a cento passi di distanza la pietra falsa dalla vera. Il portiere di hotel deve essere in grado, sulla base del vestiario, di collocare il forestiero al primo piano (balcone) o al quinto (cortile a lucernario). Quando non lo è, l’hotel va in malora.



Risvolto

Adolf Loos (1870-1933) è considerato uno dei padri dell’architettura moderna. Operò in quel contesto viennese che ha contribuito in modo decisivo alla fondazione della cultura del Novecento. Fu amico, fra molti altri, di personaggi come Karl Kraus, Arnold Schönberg, Oskar Kokoschka e Peter Altenberg. Celebri le sue opere Ornamento e delitto e la raccolta Parole nel vuoto, entrambe uscite per Adelphi.

Nel saggio che sta al centro di questa raccolta di scritti inediti venuti alla luce solo pochi anni fa, Adolf Loos – universalmente celebrato come maestro di stile e di eleganza nei campi dell’architettura, della moda e del design – si concentra su un tema radicale: il significato della nudità nella sua epoca e in ogni epoca, nella sua cultura e in ogni cultura, trattando l’argomento con arguzia e ironia, e riuscendo a mettere in evidenza tutta una serie di paradossi logico-antropologici che la dimensione fisica del corpo umano porta inevitabilmente con sé.

Fra gli altri scritti, dedicati ai principali temi cari a Loos, dalla città e la sua organizzazione all’abbigliamento e i suoi accessori (con un occhio sempre attento anche ai problemi tecnico-produttivi: non si dimentichi che Vienna aveva generato una fondamentale scuola di studiosi delle cosiddette arti minori o applicate), c’è un pezzo di critica d’arte su un autore a proposito del quale non risulta che Loos abbia scritto altrove, ovvero una intensa disamina dell’arte di Gustav Klimt.



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