Io ho l’occhio del portiere. L’espressione
è mia ed è liberamente adattata da
«occhio del gioielliere». Il gioielliere sa
distinguere a cento passi di distanza la pietra falsa dalla vera. Il
portiere di hotel deve essere in grado, sulla base del vestiario, di
collocare il forestiero al primo piano (balcone) o al quinto (cortile a
lucernario). Quando non lo è, l’hotel va in
malora.
Risvolto
Adolf Loos (1870-1933) è considerato uno dei padri
dell’architettura moderna. Operò in quel contesto
viennese che ha contribuito in modo decisivo alla fondazione della
cultura del Novecento. Fu amico, fra molti altri, di personaggi come
Karl Kraus, Arnold Schönberg, Oskar Kokoschka e Peter
Altenberg. Celebri le sue opere Ornamento e delitto
e la raccolta Parole nel vuoto, entrambe uscite per
Adelphi.
Nel saggio che sta al centro di questa raccolta di scritti inediti
venuti alla luce solo pochi anni fa, Adolf Loos –
universalmente celebrato come maestro di stile e di eleganza nei campi
dell’architettura, della moda e del design – si
concentra su un tema radicale: il significato della nudità
nella sua epoca e in ogni epoca, nella sua cultura e in ogni cultura,
trattando l’argomento con arguzia e ironia, e riuscendo a
mettere in evidenza tutta una serie di paradossi logico-antropologici
che la dimensione fisica del corpo umano porta inevitabilmente con
sé.
Fra gli altri scritti, dedicati ai principali temi cari a Loos, dalla
città e la sua organizzazione all’abbigliamento e
i suoi accessori (con un occhio sempre attento anche ai problemi
tecnico-produttivi: non si dimentichi che Vienna aveva generato una
fondamentale scuola di studiosi delle cosiddette arti minori o
applicate), c’è un pezzo di critica
d’arte su un autore a proposito del quale non risulta che
Loos abbia scritto altrove, ovvero una intensa disamina
dell’arte di Gustav Klimt.