Sergio Vitale
L'arco, il telaio e la tempesta
Note sul gesto kairologico
pp. 152, euro 22
Quarta
Ma
se esiste un potere del corpo, i suoi movimenti possono scrollarsi di
dosso il peso di automatismi inveterati, sottomessi a sintassi
prescritte, e confrontarsi con gli eventi in modo da trasformarli in occasioni
(insisteremo
su questo termine), attraverso astuzie e trovate ingegnose,
capacità di manovra, tiri mancini, estro
dell’intelligenza, un vasto insieme di tattiche che gli
antichi Greci raggruppavano sotto il termine
μῆτις. Detto in termini diversi,
è necessario allentare il giogo dei gesti finalizzati allo
scopo, perché è tra di essi che
s’infiltrano e si nascondono facilmente le strategie del
potere funzionali alla sua riproduzione; bisogna cioè
sottrarre spazio ai gesti del fare
,
per donarlo ai gesti dell’agire.
Risvolto
Vi
sono parole antiche, enigmatiche e dall’incerta etimologia,
che risultano difficilmente traducibili. Una di queste è
καιρός, parola greca
che nel corso della sua lunga storia ha attraversato svariati campi del
sapere e della conoscenza, caricandosi di valori sempre diversi e
talora anche opposti. In molti ne hanno tessuto l’elogio: per
Esiodo «il
καιρός è in
tutto la qualità suprema»; Sofocle lo considera
«la migliore delle guide in ogni impresa umana»;
Polibio riconosce che esso «comanda tutte le opere
dell’uomo», e Callistrato, alla fine del basso
impero, ci ricorda che «non vi è altro artigiano
della bellezza che il
καιρός». Ma
quali sono i suoi significati, tali da meritargli il riconoscimento di
tanta importanza? Per rispondere a questo interrogativo, il libro si
propone di ordinare la pluralità di gesti che caratterizzano
il fare e l’agire dell’uomo in base a una triplice
partizione, corrispondente a tre dimensioni fondamentali del
καιρός:
tempestività, temporeggiamento e temperie. Queste dimensioni
trovano la loro rappresentazione paradigmatica in altrettante scene che
il poema omerico dell’Odissea ha reso eterne. La freccia
scoccata da Odisseo, capace di trapassare con assoluta precisione gli
anelli di dodici scuri; il lenzuolo che Penelope tesse
all’infinito, in attesa di ricongiungersi allo sposo; la
tempesta, nata dalla mescolanza di condizioni climatiche e atmosferiche
diverse, che impedisce il ritorno dell’eroe. In forme, modi e
contesti anche molto distanti, i tre modelli del
καιρός si ripetono nel
tempo, e fanno ad esempio la loro apparizione nel lavoro di Fernand
Deligny, nel pensiero di Aby Warburg, nella fotografia di
Cartier-Bresson, nel cinema di Andy Warhol o nella musica di Iannis
Xenakis, come pure nell’incessante pioggia di atomi epicurea
dalla quale è nato e si evolve di continuo il mondo che
abitiamo.
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