Felix Hartlaub

Nella zona interdetta

Traduzione di Laura Dallapiccola

Con una nota di Leone Traverso

Prefazione di Geno Hartlaub

 

pp. 200, euro 22

 

Quarta

– Be’, e quando ha tempo libero, penso che deve avere parecchio tempo libero costà fuori, alla postazione. Oppure quand’è di guardia, la notte, allora che fa?

– Niente di speciale, signor dottore – mi vengono sempre in testa un mucchio di cose. Per esempio il cinematografo, non ne ho affatto bisogno, c’è una pellicola che scorre continuamente, come potrei spiegarLe: cose che sono successe o che possono succedere in futuro, e io sono sempre presente sullo schermo, una marionetta che si agita insieme alle altre. È anche un film sonoro, cioè, non nel vero senso della parola. Non sento nulla, oppure le voci sono tanto forti che non si possono più distinguere le parole. Si intuisce solo che due persone gridano e spalancano la bocca paurosamente, ma si sente ronzare l’apparecchio.

– Ragazzo, non faccia discorsi cosi strampalati. Se io dovessi fare servizio di guardia, be’, imparerei qualche cosa a memoria, il manuale di tiro, il programma del Partito, che ne so. Non faccia grullerie, per carità. Come si chiama il Suo capopezzo? Mi sembra che Lei sia maturo per la licenza.

Risvolto

Ripubblichiamo qui gli impressionanti diari di guerra che Felix Hartlaub,  scrittore tedesco nato a Brema nel 1913 e dato per morto nel 1945, redasse durante il secondo conflitto mondiale mentre era arruolato nelle truppe della Wehrmacht. Figlio di un importante storico dell’arte,  Gustav Friedrich Hartlaub, che era stato estromesso dai suoi incarichi museali nel ’33 dal regime nazista con l’accusa di «bolscevismo culturale»,  venne dapprima arruolato come soldato semplice, poi operò a Parigi come esaminatore degli archivi francesi, quindi fu di nuovo combattente in Romania, e infine direttore, fino al marzo del 1945, della sezione incaricata di redigere i diari di guerra nei quartieri generali di Vinnycja, di Rastenburg e di Berchtesgaden. Venne a trovarsi dunque all’interno del quartier generale del Reich, la «zona interdetta» cui nessun esterno poteva accedere, e da cui lo sguardo impersonale e auto-annientante di Hartlaub ci reca testimonianze che hanno la forza delle cose stesse, e da un certo punto di vista ci ricordano il concetto di «nuova oggettività» che era stato coniato proprio dal padre. Felix, nell’aprile del 1945, venne richiamato nei corpi combattenti per l’ultima battaglia di Berlino, e di lui non si seppe più nulla. Diversi anni dopo se ne stabilì la morte presunta attribuendola a quella circostanza.

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